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IL CONGRESSO DEGLI ARGUTI

congresso degli arguti

Attraverso le statue parlanti e le “pasquinate” abbiamo voluto fotografare una porzione di cultura romana fiorita intorno al XVI secolo e ancora presente nella realtà contemporanea creando un parallelo tra le dinamiche che muovono i due momenti storici; abbiamo quindi voluto riportare ai giorni nostri la curiosa vicenda del “Congresso degli Arguti” attualizzando le vicende delle “statue parlanti” in riferimento alla realtà contemporanea della libertà di stampa.
I fatti sono stati descritti in modo fortemente satirico, così come è tipico della tradizione narrativa popolare e soprattutto romanesca.

L’ obiettivo dell’iniziativa è stato quello di realizzare uno strumento didattico e nello stesso tempo di promozione culturale, capace di sensibilizzare e porre l’attenzione su un periodo, il rinascimento nel XVI secolo, che ha caratterizzato il percorso della storia; il tutto attraverso il cinema e le arti visive magistralmente dirette da un “regista impegnato” come Angelo Bozzolini e da una troupe di eccellenti professionisti che hanno curato il montaggio, la fotografia, la grafica nonché i testi rendendo possibile il magistrale risultato ottenuto dalla realizzazione di quest’opera.

Con tale iniziativa abbiamo voluto per un verso raccontare Roma con la grande storia dell’Arte italiana, per un altro scrutare nei meandri leggendari della satira e dell’ironia per interpretare i processi che videro protagonista un popolo che si ribellava e faceva sentire la sua voce beffarda con velenosa rivincita sulle angherie e sulle miserie a cui il potere papalino lo costringeva.

Tra i miti e le leggende che popolano Roma non possono mancare le “statue parlanti” anche conosciute come “il Congresso degli Arguti”.
Sembra che tutto abbia avuto inizio intorno al XVI secolo. Le statue parlanti hanno molto da raccontare sia come strumento nell’immaginario popolare, da cui proviene il loro nome, sia come figure mitologiche.
La storia di Roma è indissolubilmente associata alle doti di autoironia e di cinismo che i suoi abitanti hanno sempre dimostrato, fin dai tempi di oratori e poeti immortali come Orazio, Giovenale, Catullo e Ovidio, fino ad arrivare al Belli e al Trilussa.
Il popolo romano deluso e disilluso utilizza le statue parlanti come arma ironica e dissacratoria contro il potere teocratico dei papi, del governo e dei personaggi piú in vista, divenendo nel tempo un vero e proprio strumento di lotta politica. Fatto sta che di notte, ai piedi o al collo delle statue, venivano appesi dei fogli con satire politiche e feroci versi rimati, così che la mattina seguente chiunque potesse leggerli, prima che fossero rimosse dalle guardie.
Il potere della Chiesa portava non poco malumore al popolo di Roma, voglioso di più libertà, le epigrafi in calce alle statue parlanti erano l’unico mezzo disponibile per manifestare in piazza le angherie e le miserie a cui era sottoposto. Le “pasquinate”, piene del malumore popolare nei confronti del potere e contro la corruzione e l’arroganza dei rappresentanti dello Stato Pontificio, avevano lo scopo di “pungolare” i personaggi importanti di allora, ma soprattutto provocare la chiesa e il papa.
Le “statue parlanti” sono l’arma con la quale Roma si è sempre opposta all’arroganza e alla corruzione delle classi dominanti con grande senso dell’umorismo.
In alcuni angoli di Roma è ancora oggi possibile ammirare le cosiddette “statue parlanti”:
PASQUINO: Piazza Pasquino
MARFORIO: Palazzo Nuovo − Musei Capitolini
MADAMA LUCREZIA: Piazza S. Marco
IL FACCHINO: Via Lata
L’ABATE LUIGI: Piazza Vidoni
IL BABUINO: Via del Babbuino

“A chi m’accusa de l’anonimato
io j’arisponno che nun so’ sonato.
Si me firmassi co’ tanto de nome
de certo sarei propio un gran cojone:
già sto a riccoje grosse collezzioni
co’ le denunce e le maledizzioni.”

pasquino
Pasquino

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