Copertina
È stato possibile ripercorrere le vicende del Risorgimento, muovendo dai moti
napoletani e piemontesi del 1820-21 e
da quelli scoppiati a Modena e nelle Legazioni pontificie nel 1831: queste furono esperienze politiche di raccordo
tra il passato napoleonico e massonico, a cui i rivoluzionari di quel decennio attinsero progetti d'azione e forme
organizzative, e il futuro,
al quale consegnavano l'esigenza di istituzioni liberali, svincolate dall'assolutismo e fondate sulle costituzioni.
Mentre si andavano formando le principali nazioni europee l'Italia stentava a riconoscersi in un'unica realtá etnica,
culturale e, soprattutto, territoriale in quanto continuavano ad esistere le rivalitá tra i principi
italiani, continuavano
ad esserci una forte influenza straniera e, come aveva evidenziato in modo lungimirante Machiavelli fin dal XVI secolo
vi era un esorbitante potere temporale detenuto dalle
gerarchie ecclesiastiche.
Questi fattori fecero si che l'unificazione italiana sia stata tardiva e frutto della volontá di una delle monarchie
giá
esistenti, i Savoia, e non di un moto "nazionalpopolare".
Nel 1861 l'Italia smetteva di essere soltanto quell'entitá che Metternich aveva definito
"l'espressione geografica",
ma non era ancora divenuta quell'unica realtà "una d'arme, di lingua, d'altar/di memorie, di sangue e di
cuore"
auspicata da Manzoni in Marzo 1821.
Ció avverrá soltanto grazie alle trincee insanguinate della Grande Guerra e ai diciotto mesi di guerra
partigiana.
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